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a supplicarlo per la madre colta da improvviso malore.
Marta non era mai stata superstiziosa; pure quel segno non le era uscito mai più dalla memoria, con lo strano sgomento nel sapere, alquanto tempo dopo, da la sorella, che anche a lei era parso di veder l’Ecce Homo chinare il capo in segno d’assentimento.
Allucinazioni, certo! Ma, tuttavia, perchè non osava adesso di alzar gli occhi a guardare quell’immagine sacra al capezzale? Non era ella davvero innocente? Aveva forse amato l’Alvignani? Ma via! Non le pareva neanche ammissibile che qualcuno potesse credervi sul serio. Tutto il suo torto consisteva nel non aver saputo respingere, come doveva, quelle lettere dell’Alvignani. Le aveva respinte, ma da inesperta, rispondendo.... Ad ogni modo, non si sentiva in nulla, per nulla colpevole verso il marito.
Della furtiva corrispondenza epistolare ella aveva letto con interesse solo quella parte che si riferiva al caso di coscienza tanto grave, quanto ingenuamente da lei esposto all’Alvignani in risposta alle prime lettere di lui troppo filosofiche, per disgrazia, nella loro composta sentimentalità.
Delle frasi d’amore non s’era curata, o ne