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IV.
Maria aveva ceduto a Marta la cameretta, in cui questa soleva dormire da ragazza. Nulla era mutato in essa, nulla di suo vi aveva messo Maria.
Era ancora lì quel caro armadietto dalle antiche pitture villerecce su gli sportelli, alle quali la pàtina veramente aveva più aggiunto che tolto. Era ancora lì il tavolinetto da lavoro della nonna dall’impiallacciatura arsa e scoppiata da tanto tempo, da quella sera, in cui ella vi aveva lasciato cader su il lume e per poco la fiamma non le si era appresa a le gonnelle. Ecco lì ancora, accanto al lettuccio di ottone, l’acquasantiera di vetro e, sotto, la rametta di palma col nastro roseo, ora sbiadito.
C’era acqua santa in quella piletta? Oh, certo sì: Maria era tanto divota!
E al capezzale l’Ecce Homo d’avorio, riparato da una lastra concava entro la cornice ovale, nera; l’Ecce Homo che una volta aveva chinato, in segno d’assentimento, il capo incoronato di spine a lei e a Maria accorse una dopo l’altra