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— Anche mia figlia! anche mia figlia! Peggio di quella! Quella non tradì, fu tradita; e ora la miseria....
Balzò dal letto, quasi per correre da Marta e afferrarla, pei capelli, trascinarla per la casa, percuoterla a sangue.
Due picchi all’uscio, timidi.
— Chi è? — gridò, trasalendo, origliando.
— Io.... — sospirò una voce, dietro l’uscio.
— Via! Non voglio veder nessuno!
— Se hai bisogno....
— Via! via!
E sentì i passi della moglie allontanarsi pian piano, e li seguì col pensiero nelle altre stanze. Dov’era “ella?„ che faceva? poteva aver l’ardire di parlare, di guardare in faccia la madre, la sorella? e che diceva? Svergognata! svergognata! svergognata!
Il pensiero di lei, la curiosità di vederla, il bisogno quasi di sentirla piangere tutta tremante sotto gli occhi suoi, senza concederle il perdono supplicato in ginocchio, lo tennero tra le smanie tutto il giorno. Aveva lasciato la camera al bujo, ed era giunto a sentir finanche orrore delle fessure luminose delle imposte che gli ferivano gli occhi ogni qual volta si voltava, passeggiando.
Sul tardi, condiscese ad aprire alla figlia minore. Aprì l’uscio e si stese di nuovo sul letto.