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E la signora Agata, infatti, soffriva sopra tutto di questo: che nell’animo di lui fossero impressi due falsi concetti di lei: l’uno di malizia, l’altro d’ipocrisia. Tanto più ne soffriva, in quanto che lei stessa sovente si vedeva costretta a riconoscere che non senza ragione egli doveva credere fossero giusti, invece, quei due concetti; perchè davvero ella, mancando ogni intesa fra loro due, talvolta era forzata dai bisogni stessi della vita a far di nascosto qualcosa ch’egli non avrebbe certamente approvata; e poi a finger con lui.
Era sicura adesso la signora Agata, che il marito, nel furore, le avrebbe rinfacciato tutte quelle lievi concessioni che in tanti anni era riuscita con la dolcezza ad ottenere.
— Francesco! — chiamò una voce umile, nel silenzio della strada.
— Chi è là? — domandò forte l’Ajala, scotendosi, curvandosi su la ringhiera del balcone. — Tu? Chi ti ha detto di venire? Vattene! vattene via subito! Non mi far gridare di qua!
— Apri, te ne supplico...,
— Vattene, t’ho detto! Non voglio veder nessuno! A casa! subito, a casa! No? Scendo, sai?
E Francesco Ajala, diede uno scrollo poderoso alla ringhiera di ferro, e si ritrasse.
Ella attese a capo chino, come una mendicante
Pirandello. Esclusa. | 8 |