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III.


L’ombra, poi man mano il bujo avevano invaso la stanza, ove la madre aveva accolto Marta scacciata dal marito. Nel bujo, la suppellettile di vetro su la tavola, già apparecchiata per la cena, prima dell’arrivo di Marta, ritraeva dalla strada qualche fil di luce.

La signora Agata Ajala, altissima di statura e corpulenta, ma con una dolcezza nello sguardo e nella voce, che pareva volesse subito attenuare in chi la guardava o le parlava l’impressione sgradevole che il suo corpo per forza doveva destare; rientrando dalla saletta, dove poc’anzi la avevano chiamata, intravide all’improvviso lume, nell’aprir l’uscio, le due figliuole sul canapè di fronte: Marta, con un fazzoletto sul volto, abbandonata su la spalliera, e Maria che le teneva una mano, china su lei.

— Vuol partire.... — annunziò, quasi istupidita dall’inattesa sciagura.

— Mamma, ha saputo.... ha saputo, — disse allora Marta, scrollando il capo e torcendosi le mani. — Ha saputo e non vuol più tornare a