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Poi, l’altra scena, col suocero. Era andato a mostrargli quella e le altre lettere dell’Alvignani rinvenute nell’armadio. Non c’era colpa? — “E in che consiste allora la colpa per lei?„ — gli aveva domandato. — “Scusi, forse perchè è sua figlia?„ — Francesco Ajala gli era saltato addosso come un tigre. — “Mia figlia? che dici? mia figlia una sgualdrina? — Poi s’era ammansato. — “Bada, Rocco, bada a quello che fai.... Vedi di che si tratta? Lettere.... E tu rovini due case: la tua e la mia. Forse puoi ancora perdonare....„. — “Ah, sì? e la perdonerebbe lei, al mio posto, se invece d’esser padre fosse marito?„. — E Francesco Ajala non aveva saputo rispondergli.
“Lui no, e io sì? Oh bella!„ — pensò Rocco, nel silenzio della scala:
— È finita! ora è finita!
Si levò in piedi e, accendendo un altro fiammifero, si mise a risalir la scala, con gli occhi alla lettera che aveva ancora in mano.
— Che vorrà dire?... — domandava a sè stesso, cercando di decifrare il motto dell’Alvignani inciso in rosso in capo al foglio: nihil - mihi conscio.