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— Maledetto! maledetto! maledetto!...
Accese un altro fiammifero e si mise a leggere la lettera, ch’era scritta di minutissimo carattere, su una carta cinerea, ruvida in vista. Lèsse macchinalmente le prime parole: — “Ti scrivo da tre mesi (son già tre mesi) e ancora.... Saltò alcuni righi; fissò lo sguardo su un Quando? sottolineato, poi buttò il fiammifero e restò con la lettera in mano e gli occhi sbarrati nel bujo.
Rivedeva la scena.
Aveva sforzato l’uscio con un violento spintone, gridando: “La lettera! dammi la lettera!„.
— Al fracasso, Marta s’era fatta riparo de lo sportello aperto del grande armadio a muro presso al quale leggeva. Egli aveva tratto in avanti con forza lo sportello e le aveva afferrato i polsi. — “Che lettera? che lettera?„ — aveva ella balbettato, guardandolo atterrita negli occhi. Ma la carta, spiegazzata nell’improvviso terrore e impigliata tra le vesti e un palchetto dell’armadio, era caduta come una foglia secca sul pavimento. Ed egli, nel lanciarsi a raccoglierla, s’era ferito alla fronte, urtando contro lo sportello aperto dell’armadio. Accecato dall’ira, dal dolore, aveva allora inveito contro di lei, senza riguardo alla maternità incipiente, e la aveva senz’altro cacciata di casa a urtoni, a percosse.