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dusse Rocco per le altre stanze deserte, nella sua camera; poi, col barbone grigio abbatuffolato e gli occhi gonfi e rossi dal sonno interrotto, sedè sul letto con le gambe nude, pelose, penzoloni.
— Professore, abbia pietà di me, e mi perdoni, — disse Rocco. — Mi metto nelle sue mani.
— Che t’è accaduto? Tu sei ferito! — esclamò il Blandino con voce rauca, guardandolo con la candela in mano.
— Sì.... ah se sapesse! Da dieci ore, io.... Sa, mia moglie?
— Una disgrazia?
— Peggio. Mia moglie m’ha.... L’ho scacciata di casa....
— Tu? Perchè?
— Mi tradiva.... mi tradiva.... mi tradiva....
— Sei matto?
— No! che matto!
E Rocco si mise a singhiozzare, nascondendo la faccia tra le mani e nicchiando:
— Che matto! che matto!
Il professore lo guardava dal letto, non credendo quasi agli occhi suoi, ai suoi orecchi, così soprappreso nel sonno.
— Ti tradiva?
— L’ho sorpresa che.... che leggeva una lettera.... Sa di chi? dell’Alvignani!