Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 309 — |
mente. — Perchè, Marta? Perchè me l’hai detto!
— Lasciami.... No.... Lasciami.... Non mi hai voluta.... — seguitò Marta, soffocata dalla commozione, nell’ardente amplesso: — Non mi hai voluta più.
— Ti voglio! ti voglio! — gridò lui, esasperato, accecato dalla passione.
— No.... lasciami.... — scongiurò Marta, schermendosi, già quasi abbandonata di forze. — Fammi andar via.... te ne supplico....
— Marta, dimentico tutto! e tu pure, dimentica! Sei mia! Sei mia! Non mi vuoi più bene?
— Non è questo, no! — gemette ella, affogata dall’angoscia. — Ma non è più possibile, credimi, non è più possibile!
— Perchè? Lo ameresti ancora? — gridò egli, fieramente, sciogliendola dall’abbraccio.
— No, Rocco, no! Non l’ho mai amato, ti giuro! mai! mai!
E ruppe in singhiozzi irrefrenabili, sentì mancarsi, e s’abbandonò fra le braccia di lui, che istintivamente si tesero di nuovo a sorreggerla. Fiaccato dal cordoglio, a quel peso, egli fu quasi per cadere con lei: la sostenne con uno sforzo quasi rabbioso, nella tremenda esasperazione: strinse i denti, contrasse tutto il volto e scosse il capo disperatamente. In quest’atto, gli occhi gli andarono sul volto scoperto della ma-