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cordoglio in uno sgorgo infinito di lagrime, costringendosi con una mano su la bocca a non gridare, a non urlare.

Stette così a piangere, finchè Rocco non venne dall’attigua stanza; allora ella sorse in piedi con lo scialle sotto il braccio, la faccia tra le mani, e si mosse per uscire.

Egli la trattenne per un braccio, e le domandò con voce cupa:

— Dove vai?

Marta non rispose.

— Dimmi dove vai? — ridomandò egli e, indeciso, stese l’altra mano e l’afferrò per le due braccia.

Allora Marta scoprì appena il volto:

— Vado.... Non lo so.... Ti raccomando....

Egli non la lasciò proseguire: in un impeto, quasi di paura, accostò il volto al volto di lei, e proruppe in lagrime, abbracciandola:

— No, Marta! No! No! Non mi lasciar solo! Marta! Marta! Marta mia!

Ella tentò di scostarsi con le braccia; trasse indietro il capo; ma non riuscì a sciogliersi dall’abbraccio e tremò, così stretta da lui.

— Rocco, no, è impossibile.... Lasciami.... È impossibile....

— Perchè?... Perchè? — chiese egli, tenendola sempre a sè, più stretta, e baciandola perduta-