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ticare nulla, nè le medicine, nè il medico, nè i vetri rotti della finestra, nè la cena, nè le torce, nè la pigione non pagata dalla defunta, affinchè Marta poi riferisse tutto al figlio. Terminata la vestizione, coprì con un lenzuolo il cadavere e accese ai quattro angoli del letto le torce.

— Ecco fatto, — poi disse. — Tutto pulito! Non fo per vantarmi, ma....

E sedette accanto a Marta, ad ammirar l’opera sua.

Passarono così parecchie ore. In quella camera le quattro torce soltanto pareva vivessero, struggendosi a lento. Di tratto in tratto, donna Maria Rosa s’alzava, staccava i gocciolotti dal fusto e ne nutriva le fiammelle.

Finalmente don Fifo si presentò su la soglia e fece alla moglie un cenno, che Marta non vide. La Juè rispose al cenno del marito, e poco dopo disse piano a Marta:

— Noi ora ce n’andiamo. Le lascio qui sul tavolino questo pajo di forbici per smoccolare le torce di tanto in tanto.... Se non le smoccola, badi, le torce scoppiano e il lenzuolo può prender fuoco.... Mi raccomando. E a rivederla. Ritorneremo domattina....

— Dica, la prego, alla mamma di non venire.... — le disse Marta, come trasognata. — Le dica che restiamo qui noi, io e il figlio.... dica così, a