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e il signor Madden sùbito aveva tratto partito anche di questa dote: nelle ore d’ozio, dava lezioni di scherma; ma così, senz’alcuna pretesa, badiamo!
Probabilmente neppur lui, povero Bill, avrebbe saputo ridire come mai dalla nativa Irlanda si fosse ridotto in un paese di Sicilia. Nessuna lettera mai dalla patria! Era proprio solo, con la miseria dietro, nel passato, e la miseria innanzi, nell’avvenire. Così abbandonato alla discrezione della sorte, pure non s’avviliva. In verità, il signor Madden aveva in mente, per sua ventura, più vocaboli che pensieri; e se li ripassava di continuo.
Rocco — come Niccolino aveva supposto — lo trovò sveglio.
Bill stava seduto su un vecchio, sgangherato canapè innanzi a un tavolino, con la gran fronte illuminata da una lampada dal paralume rotto; senza scarpe, teneva una gamba accavalciata su l’altra e dava morsi da arrabbiato a un panino imbottito, guardando religiosamente una bottiglia sturata di pessima birra, che gli stava davanti.
Ogni mattone, in quella camera, reclamava la scopa e una cassetta da sputare per il signor Madden; reclamavano le pareti e i pochi, decrepiti mobili uno spolveraccio; reclamava il