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— È morta? — domandò Rocco, vedendo Marta lasciar la mano della madre e rialzarsi sul busto. E chiamò forte, con voce convulsa: — Mamma! Oh mamma! Mamma mia! — gridò poi, rompendo in singhiozzi e chinando il volto sul guanciale, accanto al volto della morta.

— Fifo, Fifo, — chiamò la Juè. — Su, Fifo: portalo con te.... con te, di là.... Coraggio, figliuolo mio.... Ha ragione.... ha ragione.... Venga.... Vada con Fifo....

E con l’ajuto del marito riuscì a strappare Rocco dal corpo esanime della madre. Don Fifo lo condusse seco nell’altra stanza.

— Ho pensato a tutto.... — disse sotto voce la Juè a Marta, appena rimaste sole. — Non poteva durare, me l’aspettavo.... Ho comperato quattro belle torce.... Prima la lasciamo rassettare; poi la vestiremo....

Marta non staccava gli occhi sbarrati dal volto del cadavere, senza cogliere alcuna parola delle tante e tante che la Juè le diceva, e che forse don Fifo, nell’altra stanza, ripeteva a Rocco.

— Si scosti un po’.... Adesso la vestiamo.

Marta si scostò dal letto, macchinalmente. E la Juè, mentre vestiva la morta, sotto gli occhi di Marta tremante di ribrezzo, non cessò di parlar velatamente delle spese fatte, senza dimen-

Pirandello. Esclusa. 20