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qua, a chiedere perdono.... E ora.... di’, fors’anche prima.... di’, con luì?
— No! — gridò Marta, infiammata di sdegno.
— Non lo intendi che tu, tu stesso, con le tue mani, e tutti, tutti con te, m’avete ridotta fino al punto d’accettare ajuto da lui; avete fatto in modo che da lui soltanto venisse alla vita mia, tra le amarezze e le ingiustizie, una parola di conforto, un atto di giustizia? Ah tu no, tu solo non puoi rinfacciarmi nulla! So bene quel che mi resta da fare: sono caduta sotto la guerra vostra, non m’importa! non si parli più di me! Ma tu, tu fa pure quello che devi: ripara! Tu sai che per causa tua, mia madre e mia sorella sono ridotte a vivere di me soltanto. Chi resterà per loro? Come vivranno? Voglio prima saper questo.... Per questo t’ho confessato tutto.... Potevo tacere, ingannarti.... Siimi almeno grata dì questo, e in compenso, ajuta.... ajuta la mia famiglia, perchè non io, ma tu, tu l’hai ridotta nello stato in cui ora si trova!
Rocco si era seduto, e coi gomiti su i ginocchi e la faccia tra le mani ripeteva piano, tra sè, senza espressione, come se il cervello non gli reggesse più:
— Miserabile.... miserabile....
Nel silenzio momentaneamente sopravvenuto, Marta colse dalla camera attigua come un ran-