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Venne finalmente, inavvertito dalla morente, il Viatico. Fana Pentàgora guardò il prete con gli occhi stessi con cui aveva guardato il soffitto della camera, e nulla rispose alle domande di lui. Gli astanti si erano inginocchiati intorno al letto e mormoravan preghiere; Marta piangeva con la faccia nascosta.
Poco dopo, la funzione era finita. Marta levò la faccia lacrimosa, e si guardò intorno disillusa, quasi nauseata, come se avesse assistito ad una inconcludente, volgarissima scena. Quella, la visita del Signore? Un biondo, freddo, insulso prete goffamente parato?... Ed ella, un momento innanzi, aveva potuto pensare di buttarsi in ginocchio e invocare pietà....
— Ho paura che non arrivi a tempo.... — sospirò la Juè, alludendo al figlio della morente.
Don Fifo, dopo il Viatico, s’era allontanato dalla camera e passeggiava nella saletta, costernato, con le braccia conserte, sbuffando di tratto in tratto e aspettando che la moglie venisse ad annunziargli la morte della pigionante. Impaziente, allungava dalla soglia la faccia sparuta verso il letto, e con un cenno del capo domandava: — Vive ancora?
Donna Maria Rosa spiegò a Marta:
— Dopo la morte di Dorò, buon’anima, quell’uomo lì non può più veder morire nessuno....