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riare per la camera con gli occhi ammammolati.

— Che cerchi?

— Cerco il.... Ah! sono senza cappello, santo Dio! Avessi almeno un berrettino.... Vado così?

— Va’! va’! corri.... Non c’è tempo da perdere, — gli gridò donna Maria Rosa, e aggiunse, rivolta a Marta: — Noi intanto rassettiamo un tantino la camera: ci verrà il Signore!

Marta guardò la Juè come stordita. Il Signore? Le si affacciò subito alla mente Anna Veronica, e quasi la cercò in quella camera, e la vide quasi in sé stessa, in quel momento supremo. Inginocchiar la sua colpa e il suo pudore innanzi al perdono di Dio, come Anna aveva fatto? Ah, no! no! Poiché il Signore tra poco sarebbe venuto lì, ella, inginocchiata, lo avrebbe soltanto pregato per la salute dell’anima.

La moribonda, mentre la Juè aggiustava un po’ il letto, schiuse gli occhi velati, senza sguardo. Marta osservò quegli occhi e quel volto soffuso di sovrumana serenità, quasi d’un lume siderale regnante nel mistero, in cui lo spirito di lei già era entrato: solo il corpo esausto era ancora su quel letto, ma senza percezione ormai della circostante miseria, senza dolore, senza memorie. Nessun oggetto pareva avesse più forma o scopo per quegli occhi che la morte, presente e invisibile, velava d’oblio.