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— Puzza.... Non c’è petrolio.... Dov’è la mia seggiola?
— Ahi! — strillò don Fifo. — M’hai assassinato un piede!
— La mia seggiola.... Eccola! Pazienza, Fifo mio: domani sera speriamo di dormire nel nostro letto.... Tanto, sarà giorno tra poco....
Un gallo, infatti, cantò poco dopo nel silenzio funereo. Marta, involta nel bujo, tese l’orecchio. Un altro gallo rispose più lontano, all’appello; poi un terzo, ancor più lontano. Ma non appariva indizio alcuno di luce attraverso le fessure delle imposte.
Finalmente spuntò il giorno. La Juè si svegliò, stiracchiandosi e quasi nitrendo; poi domandò a Marta notizie della moribonda. Don Fifo, in un cantuccio, con la testa china sul petto, le braccia conserte, le gambe unite, miserino, restò a tràr solo, scompagnato, il timido ronfo col sibiletto in fine.
— È fredda! è fredda! — fece la Juè ancor mezzo insonnolita, con una mano su la fronte della moribonda. — Bisogna mandar subito per un prete.... Fifo! Fifo, svegliati!
Don Fifo si svegliò.
— Corri subito qui a Santa Chiara.... o questa infelice morirà senza sacramenti.... Mi senti, Fifo?
Don Fifo s’era levato in piedi e messo a sva-