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del letto, erta sul popputo busto, già pisolava. Don Fifo la guardò un poco, poi si rivolse a Marta e disse piano:

— Dio liberi, si mette a ronfare....

Scosse forte le braccia con le pugna chiuse, e aggiunse:

— Trema la casa!

Non aveva finito di dirlo, che donna Maria Rosa tirò il primo ronfo, spalancando la bocca. Don Fifo accorse e la chiamò, scotendola lievemente:

— Mararrò.... Mararrò....

— Ah.... che è?... che vuoi?... Hai spedito il.... Va bene....

— No.... ti dico.... — osservò timidamente Don Fifo!... Fa piano.... ecco, la malata....

— Non mi seccare, Fifo! — lo interruppe donna Maria Rosa, ricomponendosi a dormire.

Don Fifo si strinse nelle spalle e alzò gli occhi al soffitto, sospirando.

Poco dopo, dormiva anche lui, presso la moglie, che ronfava formidabilmente; e anche lui a poco a poco sì mise a ronfare, ma d’un debole timido ronfolino accompagnato da un tenero sibilo del naso. Moglie e marito parevano, quella un bombardone, questi un violino con la sordina.

Marta rimase assorta nella contemplazione della moribonda: orribile immagine dell’imminente suo destino.


Pirandello. Esclusa. 19