Pagina:Pirandello - L'Esclusa, 1919.djvu/300


— 286 —

micia aperta sul seno secco, ossuto, orribile a vedere.

— Rocco.... — mormorò ancora una volta la moribonda, fissando lungamente gli occhi in volto a Marta, come assetata.

— Che dice? — domandò la Juè curva, con la veste alzata fin sopra il ginocchio, mentre si tirava sopra la gamba tozza, tosta, la calza ricaduta su la fiocca del piede.

— Chiama il figlio.... — rispose Marta, riaccostandosi alla giacente, per dirle: — Verrà, non dubiti.... Ora gli scrivo che venga subito....

Ma la moribonda non comprese e ripetè con fievolissima voce, cercando con gli occhi intorno per la stanza:

— Rocco....

— Un telegramma, è vero? — disse la Juè. — Andrà Fifo al telegrafo.... Non c’è tempo da perdere. Ecco, qui nei cassetto ci dev’essere carta e l’occorrente per scrivere.... Mio Dio, che puzzo.... sente? Che è che puzza così in questa camera?

Era sul tavolino, presso la finestra, un bicchiere a metà pieno d’una mistura verdastra, esalante un pestifero odore.

— Ah, tu? — fece la Juè, additando con l’indice tozzo il bicchiere: — Adesso ti butto!

Marta accorse:

— No, che è?