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medicine: imposture, signora mia, che non servono a nulla, ma tanto perchè non si dica che sia mancato per noi.... Non ci ha pagato la pigione.... Basta.... Ora io dico: qualche parente questa poveraccia ce l’avrà, deve avercelo laggiù, nel loro paese.... Non parlo per la miseria della pigione, del medico, delle medicine.... ma per il funerale, signora mia! chi deve mandarla al camposanto? Io e Fifo abbiamo fatto già troppo, per carità, per amor di prossimo.... Con questo tempaccio, poi! Vento, signora mia, che si porta la gente per aria.... Siamo tornati un momento per prendere un boccone in fretta e furia.... andiamo di nuovo, adesso, per stare a vegliarla magari tutta la notte.... Come si fa? Siamo cristiani! Ah, i mariti, i mariti! Non parlo del mio: io, per grazia di Dio, indegnamente, due, signora mia, uno meglio dell’altro: la sant’anima e questo che è il ritratto di suo fratello, tal quale, lo stesso cuore. Ci roviniamo, signora mia, per il buon cuore.... Possono scrivere loro a qualcuno, se conoscono qualche parente?

— Sì, al figlio.... — rispose la signora Agata, stordita dalla furia con cui la Juè aveva parlato e dall’annunzio inatteso.

— Come! — esclamò donna Maria Rosa. — Quella poveraccia ha un figlio? E il figlio la lascia morire così, come se fosse una cagna? Ah,