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del tempo, l’elettricità vibrante nell’aria, la violenza del vento, e gli occhi si erano volti a guardar fuori. Ella si era veduta allora in preda a quel vento, lungo la spiaggia deserta, col mare mosso, rabbioso, urlante sotto gli occhi; si era veduta in cerca d’un luogo acconcio per buttarsi a quelle onde torbide, orrende, giù; e mentre con l’animo sospeso seguiva quasi i suoi passi fino all’ultimo, fino al punto di spiccare il salto fatale, era guizzato il lampo, era scoppiato il tuono.
Un momento dopo, rideva istintivamente alle parole della madre e di Maria, che la calmavano, scherzando su la paura da lei avuta.
La sera precipitò orrenda su la città. Marta, la madre e Maria stavano raccolte a cena, quando una forte scampanellata alla porta fece loro a un tempo esclamare:
— Chi sarà a quest’ora?
Era donna Maria Rosa Juè, la quale entrò con le mani per aria, scotendo la testa e gridando:
— Signora mia! signora mia! Che ho da dirle! Càpitano tutte a me! E che v’ho fatto, Signore Iddio, che v’ho fatto? Quella poveraccia, l’inquilina mia ai Benfratelli.... signora mia, sta per morire.... Gesù! Gesù! Gesù! Muore lì, come una cagna, salvo il santo battesimo.... Le ho mandato il medico a mie spese; le ho comprato le