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— Ma che vuoi fare? — la interruppe egli, accigliandosi, con aria provocatrice.

— Non vedi? — gli rispose Marta semplicemente. — Che altro mi resta da fare?

— Tu sei pazza! — gridò l’Alvignani.

— Pazza? Ma avrei dovuto farlo molto tempo prima, quando viveva ancora mio padre.... E allora.... allora non sarebbe stato brutto come adesso! Ora sono con le spalle al muro.

— Ti ci metti tu! — rimbeccò duramente l’Alvignani.

Le prese ambo le mani, e seguitò:

— Ma ragiona con me. Chi dev’esser punito! Devi esser punita tu, forse? Lui, lui, lui!

— E come? — disse Marta. — Con l’inganno mio? E sarebbe per lui allora la punizione? Ma sarebbe mia! Non vedi, non senti che mi fa orrore? Per me, per me mi fa orrore! Non lo intendi? Se io fossi una cosa.... Ma io penso, io so che sono stata con te, so come sono.... e non posso, non posso: mi fa orrore!

— Non è possibile, senti, — le disse allora l’Alvignani, levandosi, risoluto, — non è possibile che io ti lasci compiere così, sapendolo, un doppio delitto. Dunque tu non pensi più neanche a tua madre, a tua sorella? Io scriverò!

— A chi? — domandò Marta, scotendosi.

— A lui, a tuo marito, — rispose l’Alvignani. —