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dalle case terrene: in breve il Falcone fu circondato.

— Un pazzo! — si gridò dalle finestre.

Marta si volse un momento, e vide nell’ombra come una mischia: il Falcone inveiva contro la gente che tentava d’afferrarlo, vociando; ed egli urlava, divincolandosi. La strada s’animò d’accorrenti. Marta si diede a correre in giù, in giù, verso casa, mentre nella suprema agitazione, un pensiero sciocco, puerile entro il cervello le suggeriva: “Dirò che mi sono sentita male, al collegio....„

Quando si fu di molto allontanata, già presso Porta Nuova, s’arrestò un tratto, come se la paura avesse dato a tutto il suo corpo un freno violento. Non avrebbe fatto il Falcone, nella pazzia sopravvenuta, il nome di lei?

Marta sentì aprirsi come un abisso entro il petto, e, nella turbinosa dissociazione d’idee e di sentimenti, restò perplessa un attimo, se tornare indietro o proseguire verso casa. Un’incosciente energia la sorresse: non pensava, non sentiva più nulla; riprese ad andare in giù, come seguendo il pensiero che entro il cervello le ripeteva: “Dirò che mi son sentita male, al collegio....„.