Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 259 — |
nazione di Marta per l’ora tarda. — Pensa, pensa a ciò che t’ho detto....
— Tu ragioni, — sospirò Marta, — tu puoi ragionare.... io.... Lasciami, lasciami andare, ora.... debbo andare.... è già sera....
— T’aspetto qui, domani, — le disse egli. — Qualunque cosa tu decida, sappilo: pronto a tutto. Addio! Aspetta.... i capelli.... rassettati un po’ i capelli almeno....
— No, no.... ecco, così.... Addio!
Marta scappò via stropicciandosi gli occhi, ravviandosi i capelli, pensando alla scusa da addurre per il grande ritardo con cui rincasava.
Allo svolto della via, nella semioscurità, si trovò improvvisamente di fronte Matteo Falcone
— Donde viene?
— Lei! Che vuole da me?
— Donde viene? — ripetè il Falcone, quasi sul volto di Marta.
— Mi lasci passare! Chi le dà il diritto d’insolentir la gente per istrada? Fa la spia?
— Io la svergogno! — ruggì tra i denti il Falcone.
— Villano! Si approfitta d’una donna sola?
— Donde viene? — fece ancora una volta il Falcone, fuori di sè dalla gelosia, tentando di ghermire un braccio di Marta.
— Mi lasci, villano! o grido!