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— Sì, sì.... — approvò distratto il Blandino. — Lascia fare a me....
— Non ti pare? — ripetè l’Alvignani, assorto ancora nel suo ragionamento, come se specialmente lo volesse persuadere a sè stesso. — È proprio la fine desiderata, la vera, la giusta, la più naturale, del resto, di questa tristissima storia. Non puoi credere, caro amico, quanto ne sia contento.... Tu m’intendi: mi pesava su la coscienza enormemente questa condizione di cose fatta per mio incentivo a una donna, senz’alcuna ragione. Saperla, povera signora, così sbalestrata, ancora giovane, bella, fuori dell’ambiente suo, esposta alle indiscrezioni della gente.... era, credi, per me, un rimorso continuo.... Te ne vai?
— Sì, me ne vado, — rispose il Blandino, che già s’era levato.
— Vediamoci stasera.... vorrei sapere.... Ceneremo insieme?
Si diedero convegno, e Luca Blandino andò via. Poco dopo, Gregorio Alvignani, aprendo l’uscio della camera da letto quasi al bujo, si sentì sul volto queste due parole, come due schiaffi:
— Vile! vile!
Diede un balzo indietro:
— Tu qui, Marta!
E richiuse subito l’uscio.