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qui, sarò qui, con te, fino a che tu non avrai preso una decisione per il nostro avvenire. Vorrei soltanto farti contenta. Non penso ad altro....

— E come? come? Se sapessi!

— Lo so: t’intendo. Ma vedi che per me non manca?

Sì; e Marta doveva convenirne. Ma che poteva ella volere? Aveva ognuno innanzi a sé una via, o triste o lieta; ella sola, no; ella sola non sapeva ciò che le restasse da fare.

Ormai da circa due mesi si trascinava così la loro relazione, aduggiata, intristita dall’ombra della colpa che la coscienza di lei continuamente vi proiettava. Invano egli aveva tentato di rimuovere, di scuotere quest’ombra con le sue parole appassionate. Ora ne soffriva in silenzio l’oppressione, accrescendo il peso della comune tristezza con la propria inerzia, per renderla ad entrambi alla fine insopportabile.

— Tocca a te di decidere. Io te l’ho detto: sono pronto a tutto.

Partirsene, tornarsene a Roma, adducendo per lettera una scusa qualsiasi: l’improvviso richiamo per qualche urgente affare professionale? Così ella avrebbe forse trovato un po’ di calma; e, nella calma, qualche decisione. No: dopo matura riflessione, aveva scartato questo partito come troppo violento. Sarebbe stato forse meglio