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mia e che noi dobbiamo amarci. Guardami negli occhi: mi ami tu?

Marta lo guardava un po’, poi abbassava gli occhi, le guance le s’invermigliavano e rispondeva:

— Non sarei qui....

— E allora? — le domandava egli e le prendeva una mano e la attirava a sè.

Ella non reluttava: si abbandonava vergognosa e tremante alla carezza; poi fuggiva, credendo, al destarsi dal momentaneo oblio del tempo, che si fosse trattenuta troppo da lui.

Egli intanto non rimaneva più su l’ultimo gradino della scala, fin dove soleva accompagnarla, insoddisfatto e affascinato, come il primo giorno. Ora, appena ella svoltava per l’androne, mandandogli con la mano un ultimo triste saluto, traeva spontaneamente un sospiro, come se provasse sollievo, o forse per pietà di lei, e risaliva lentamente la scala, pensieroso.

Svaniva così a poco a poco il primo stupore quasi di sogno, il primo turbamento cagionatogli dalla vista di Marta e dalla insperata facilità con cui il suo improvviso ardentissimo desiderio s’era effettuato. Ora egli si rendeva conto del perchè e del come fosse riuscito così d’un tratto ad averla; si rendeva conto dei sentimenti di Marta per lui. No: ella non lo amava: non

Pirandello. Esclusa. 16