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a quella stessa colpa, di cui — innocente — era stata accusata. Volle costringersi a vedere, proprio, a sentire, ad assaporare in quella sua subitanea caduta, che la sconvolgeva, una vendetta, voluta, voluta da lei, la vendetta della sua antica innocenza, contro tutti.
Alla vista del collegio alla sua destra, volle con uno sforzo risollevar lo spirito. Rientrava ora in quel tratto del corso per cui era solita di passare ogni giorno. Rallentò il passo, proseguì più calma e più sicura, come se veramente si fosse lasciata dietro le spalle la colpa, solo perchè la gente, ora, vedendola, poteva pensare: “Ella torna dal collegio„. Tuttavia si sentiva ancora addosso qualcosa d’indefinibile, che avrebbe potuto tradirla, se qualcuno avesse respirato molto vicino a lei, guardandola e parlandole. Procurò di sottrarsi alla molestia di questa sensazione, guardando le note insegne delle botteghe, i noti volti di quelli ch’era solita d’incontrare ogni giorno. La colse a un tratto il timore che, parlando, le avrebbe tremato la voce; e subito le venne alle labbra questo sospiro: — “Ah, che stanchezza!„ — Pronunziò le parole tenendo attentissimo l’udito, ma come se esse esprimessero veramente quel che sentiva, e non fossero una prova immediata, suggerita dal timore improvvisamente concepito. Era la sua voce con-