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riflettersi su la coscienza di lei sconvolta, tra l’angoscia incalzante dei palpiti.
Ella sentiva ch’era di quell’uomo elegante, ardito, che le camminava a fianco, ch’era venuto a prendersela improvvisamente; e lo seguiva, come se egli avesse davvero un diritto naturale su lei, ed ella il dovere di seguirlo.
Èmpiti di sangue le balzavano alla testa; poi un subito spossamento le aggravava le membra. Aveva perduto affatto la coscienza di sè, d’ogni cosa; e andava innanzi senza volontà, nè speranza di poter più sciogliersi da quell’uomo che la avviluppava con la parola commossa.
Anche lui era preso e vinto dall’irresistibile fascino amoroso, e parlava, parlava senza saper bene ciò che dicesse, ma sentendo che ogni parola, il suono, l’espressione di essa erano in perfetta armonia, e avevan virtù spontanea d’infallibile persuasione. Nè anche egli pensava più; non sapeva che una cosa sola: che era vicino a lei, che non l’avrebbe lasciata più.
L’aria s’era come infiammata intorno ai loro corpi, s’era fatta avvolgente, e vietava ogni percezione della vita circostante: gli occhi non iscorgevano più alcun oggetto, gli orecchi non accoglievan più alcun suono.
Egli era arrivato a darle del tu, come già nell’ultima lettera, in quella scoperta dal marito;