Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 221 — |
trare in città, dove avrebbe senza dubbio incontrato tanti seccatori.
Era profondamente persuaso del proprio valore, dell’importanza sua; ma intanto, per ora, l’aria di spigliatezza un po’ petulante, a cui s’abbandonava lungi da Roma e dagli affari, modificava a gli occhi altrui piacevolmente quanto d’assoluto era in quella persuasione.
Non aveva ancora ben definito come avrebbe occupato il tempo del suo soggiorno a Palermo. In ozio completo, no: ozio e noja eran per lui sinonimi. E l’ozio inoltre gli sarebbe riuscito molto pericoloso. Già, da quand’era arrivato, non aveva che un solo pensiero, o (com’egli diceva) una sola curiosità: riveder Marta.
— Comprerò qualche libro nuovo di letteratura. Leggerò. Continuerò poi, se me ne verrà la voglia, i miei appunti su l’Etica relativa. Basta, vedrò.
Non voleva fermarsi a lungo sopra alcun pensiero. Il suo spirito sonnecchiava nel benessere e si ristorava.
— Non si vuol morire; sfido!... Anche quando il cervello è annebbiato di pensieri, il corpo trova tante ragioni di godere: nella mitezza della stagione; in un bel bagno, d’estate; accanto a un buon foco, d’inverno; dormendo, desinando, passeggiando. Gode, e non ce lo dice. Quando parliamo noi? quando riflettiamo? Solamente