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dosi preziose amicizie. Ottenuta così, troppo agevolmente, la vittoria, le immancabili amarezze della politica, molte disillusioni lo avevano afflitto tanto più, in quanto che nessuno intorno a lui aveva intimamente gioito e palpitato dei suoi trionfi, come nessuno adesso lo confortava delle amarezze. Era solo.

Le condizioni non liete della famiglia, dopo la morte del padre, avevano determinato in lui come un’esaltazione di tutte le energie giovanili ed eccitato un intenso sforzo alla conquista della vita.

Il sentimento della responsabilità gli era servito di sprone, ma così pungente, che d’un subito era trasceso all’eccesso di lavoro, schivando fin d’allora — ed era quasi ragazzo — qualunque cosa avesse potuto distrarlo. Quante energie così eran rimaste in lui senza lo sfogo necessario? In seguito, quella produzione d’attività sovrabbondante che il suo organismo sviluppava per l’esercizio gradevole di facoltà non impegnate nelle quotidiane occupazioni, era stata in queste occupazioni esaurita anch’essa da lui. Morta la madre, per sentir meno il vuoto intorno a sè si era profondato anche più nel lavoro. Gli era sorta l’idea della deputazione, e subito s’era messo all’opera per attuarla, imponendosi in società la parte più acconcia per riuscire.