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contenta. Sapeva che ella non gli avrebbe mai scritto, mai manifestato alcun desiderio; e se ne affliggeva assai nella lettera: e per questo appunto sarebbe venuto a trovarla.

Perchè tremava ella così? Si levò in piedi e si rialzò con una mano alteramente i capelli su la fronte. Aveva il volto infocato, era irrequieta, come se un impeto di sangue nuovo le fervesse per le vene. Aprì il balcone e guardò il cielo acceso fulgidamente dal tramonto.

Rimaner fuori per sempre dalla vita? riempir d’ombra e di nebbia quel fulgore? soffocar gli affetti che già da un pezzo cominciavano a ridestarsi in lei confusamente, febbrilmente, come ansiosa aspirazione a quell’azzurro, a quel sole di primavera, a quella letizia di rondini e di fiori; le rondini che avevano nidificato in capo al balcone; i fiori che la madre aveva sparso un po’ da pertutto nella casa? Non era venuto anche per lei il tempo di rivivere?

“Vivere! vivere!„ — diceva la lettera dell’Alvignani. — “Ecco il grido che mi è scoppiato dal cuore tra le tante cure inutili e vane e gli intrighi e le noje e i fastidii, le tristi arti della finzione e la falsità in quel pandemonio della Capitale. Vivere! vivere! E son fuggito....„.

Marta era stata come investita da quella lettera inattesa, ch’era tutta quasi un inno alla vita.