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con la bocca sdentata innanzi allo specchio e forzandosi a tener ferma la testa, perchè l’edificio di quella acconciatura non crollasse. — Sì, sì, ma chiudi subito l’uscio! Adesso egli verrà, e non vorrei che quella lì lo vedesse entrare.... chiudi! chiudi!

Matteo Falcone, rincasando, le trovava spesso così goffamente mascherate, immobili sotto l’incubo dell’enorme acconciatura.

— Oh mamma!

— Va’ di là, va’ di là, tua madre è di là! — gli rispondeva stizzita la madre mascherata. — Io non ho figli! Ventott’anni ho.... Non sono maritata....

E così pure gli rispondeva la zia, per cui egli aveva anche rispetto e compatimento filiale.

— Ventott’anni.... Non sono maritata!

Alla zia però sorgeva e pesava tante volte il sospetto, non fosse Matteo veramente suo figlio; poichè a quando a quando nella memoria ottenebrata le si ridestava un vago senso del dolore provato tanti e tant’anni addietro per la perdita dell’unico suo figliuolo.

— Ma come! — le dicevano le vicine. — Se lei non ha mai avuto marito?

— Sì, eppure.... eppure Matteo, forse, è figlio mio, — rispondeva la vecchia sorridendo maliziosamente, con aria di mistero. — Forse!