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ingombra di masserizie senza valore, allineate lungo le pareti e alcune anche rammontate le une su le altre, come in un magazzino di mobilia: armadi enormi di legno dipinto, tavolini d’ogni forma e d’ogni dimensione, cassettoni, cassapanche, stipetti, mensole, attaccapanni, seggiole impagliate e imbottite, dalla stoffa stinta, e poi certi canapè d’antica foggia con due rulli alla base delle testate.
Le due sorelle, facendo casa comune, dopo la morte dei loro mariti, non avevano voluto privarsi d’alcuna masserizia appartenente alla propria casa maritale: donde quell’inutile abbondanza: ingombro più che ricchezza.
Nella loro stolidaggine le due vecchie non ricordavano più d’aver avuto marito, e ciascuna aspettava la morte dell’altra per andare a nozze con un loro sposo immaginario.
— Perchè non muori? — si domandavano contemporaneamente sul muso, ogni qual volta s’incontravano appoggiate alla spalliera delle seggiole con le quali si strascinavano a stento per le camere.
Vivevano separate l’una dall’altra, ai lati opposti della casa. E di tanto in tanto, lungo la giornata e spesso anche durante la notte, l’una domandava all’altra, facendo un verso lungo e lamentoso: