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di nero. Aveva voluto vendicarsi nobilmente, risorgere dall’onta ingiusta col proprio ingegno, con lo studio, col lavoro? Ebbene, no! Da umile, oltraggiata; da altera, lapidata di calunnie. E questo in compenso della vittoria! E amarezze, ingiustizie, e quell’esistenza vuota per sè, esposta alle brame orrende d’un mostro, ai gracili, timidi desiderii d’un povero di spirito, alle pettorute vigliaccherie di quell’altro: sassi, spine ovunque, per quella via lontana dalla vita.
Fu scossa da due picchi all’uscio. E la voce di Maria:
— A tavola, Marta.
La cena, di già? Non s’era ancora svestita. Come cenare, adesso, come nascondersi alla madre, a la sorella? Si svesti in fretta in furia. Non s’era neanche tolto il cappellino, entrando. Si lavò per rinfrescar gli occhi e la faccia infiammati.
— Un miele! — diceva Maria, già a tavola, tra il fumo che la avvolgeva da la scodella.
E la madre prese a narrarle tutto quello che avevano fatto lei e Maria, durante quella pioggia improvvisa, su in terrazzo, per salvare i fiori:
— I nostri poveri fiori....