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la sua, come se piangesse, ansando, interrompendosi, strozzato dalla commozione, e pur seguitando ad andare quasi di corsa, angosciosamente, dietro a Marta, sotto la pioggia ringagliardita. Le confessava l’amor suo, implorando pietà, commiserazione.
Marta, con l’anima in tumulto, come stordita dalla violenza della pioggia, vedeva fuggire sotto i piedi vorticosamente la strada già mezzo allagata; correva senza ascoltare, udendo solo confusamente, con insopportabile angoscia, le affannose parole del Falcone, che le si abbaruffavano negli orecchi con lo strepito dell’acqua, finché giunse alla porta di casa.
Lì il Falcone si provò a trattenerla per un braccio, scongiurando di dargli una risposta.
— Mi lasci! — gli gridò Marta, svincolandosi con uno strappo; e via di corsa su per la scala.
Venne ad aprirle Maria.
— Tutta bagnata?
— Sì, vado a cambiarmi!
Si chiuse a chiave. Si abbandonò su una seggiola, premendosi forte, forte, forte le tempie con le mani, lamentandosi piano, con gli occhi chiusi:
— Oh Dio! oh Dio!
Era in preda alla vertigine: non la camera, ma tuttora la via le girava, le turbinava innanzi