Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 190 — |
sfangavano orribilmente. Ansimava, e Marta non lo udiva. Perchè, perchè fuggiva ella così?
A un tratto Marta ebbe come un brivido e si contenne, s’arrestò per un attimo, quasi per soffocare un grido.
— Che ha? ch’è stato? — le domandò egli, fermandosi.
— Nulla! venga.... venga.... — gli disse Marta, piano, col capo chino, proseguendo.
Il Falcone si volse e vide un po’ innanzi a loro, sul marciapiede a destra, due signori sotto un ombrello, che guardavano Marta e lui: l’uno terreo in volto e con piglio fosco, l’altro più alto, magro, straniero all’aspetto e con un’espressione scioccamente derisoria negli occhi chiari.
Erano Rocco Pentàgora e il signor Madden.
Il Falcone, non ostante il divieto di Marta, appuntò contro quei due gli occhi da belva.
— Non guardi! non si volti! — gl’impose, con rabbia soffocata, Marta.
— Mi dica chi sono quei due! — domandò il Falcone quasi a voce alta, accennando a fermarsi di nuovo.
— Stia zitto, le ripeto, e venga con me! — riprese Marta, con lo stesso accento. — Che diritto ha lei di saperlo?
— Nessun diritto, ma io.... lei non sa.... — continuò il Falcone con voce che non pareva più