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sgraffiato, pallidissimo in volto e pur con un tristo sorriso che gli si storceva su le labbra in orribile smorfia; strappata la giacca sul petto e anch’essa impolverata.
— Che le è accaduto, professore? — esclamò il Mormoni, vedendolo in quello stato.
Marta e il Nusco si voltarono a guardarlo con paurosa meraviglia.
— Una lite?
— No, niente.... — rispose il Falcone, con voce tremante, ma con la smorfia del riso ancora su le labbra. — Mi trovavo a passare sotto la chiesa di Santa Caterina da tre anni puntellata.... Questa mattina santa madre chiesa aspettava proprio me per rovesciarmi addosso un pezzo del suo cornicione.
Marta, il Nusco, il Mormoni allibirono.
— Sì.... — continuò il Falcone. — Mi è caduto addosso proprio così: a radermi il corpo.... E intanto — (aggiunse con un ghigno atroce, accennando i piedi sbiechi deformi) — ammirate la provvida natura! Lei, Nusco, a quest’ora non ce li avrebbe avuto più codesti piedini da bambola. Invece io ce l’ho ancora, e m’arrabatto!
Così dicendo, s’avviò per la lezione.
Parve quella veramente al Falcone una tremenda risposta della “provvida natura„ a tutte le imprecazioni ch’egli le aveva scagliate a causa