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Donna Maria Rosa volle sapere che uomo fosse, e parlò a lungo della moglie infelice.... Nè Marta nè la signora Agata riuscirono a farle cangiar discorso per quella sera. Maria s’era ridata con fervore allo studio del pianoforte; e la sera, dopo cena, sonava, mentre la madre cuciva, e Marta nella stanza attigua correggeva i còmpiti di scuola.

Così chiusa, non vista dalla madre e dalla sorella, spesso Marta sospendeva l’ingrato lavoro e, coi gomiti appoggiati sul tavolino e la testa fra le mani, rimaneva quasi in un attonimento d’ignota attesa, o s’inteneriva fino alle lagrime alla patetica musica di Maria. Una profonda malinconia le stringeva la gola. Non pensava a nulla, e piangeva. Perchè? Vago, ignoto dolore, pena d’indefiniti desiderii.... Si sentiva un po’ stanca, non di spirito, ma nel corpo: stanca.... Mentre la madre e la sorella lodavano il suo coraggio, la paragonavano al padre per l’energia, per la volontà; a lei, quelle sere, quasi non riusciva ingrata la sua amarezza, quell’intenerimento indefinito che la faceva piangere e quel languore greve a cui abbandonava con triste voluttà le membra rilassate; la coscienza infine che in quel momento ella si faceva d’esser debole e donna.... No, no: non era forte.... E infatti, perchè piangeva così? Oh, via, via: sciocchezze