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dola cecamente e precipitando la famiglia nella miseria.
L’unica passione di Maria pareva la musica? Ebbene: un pianoforte a Maria, quasi nuovo, da pagare a un tanto al mese. Tener nella piccola dispensa le derrate per tutto un mese contribuiva a rendere più quieta e paga la madre? Ebbene, contenta anche la madre; e la piccola dispensa era sempre ben provvista.
Don Fifo Juè e la moglie salivano qualche sera a tener compagnia alle tre donne, e il defunto Dorò continuava a far le spese della conversazione.
Per loro mezzo Marta seppe che la signora Fana, la moglie del Pentàgora, viveva ancora nella più squallida miseria.
— Noi abbiamo una casa in via Benfratelli, signora mia, — disse una sera donna Maria Rosa, — e nell’ultimo piano, in due stanzette, abita una povera donna divisa dal marito. Il marito è un regnicolo delle loro parti.... Forse loro lo conosceranno.... si chiama.... di’, Fifo, ti rammenti?
— Fana: Stefana, — rispose Fifo spiccicandosi.
— No, dico lui, il marito....
— Ah, sì.... aspetta, Pentàgono!
Maria rise involontariamente.
— Pentàgora, — corresse la signora Agata, per scusare il riso della figlia.
— Lo conoscono?