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gli occhi senza sguardo, le dita sempre irrequiete. Scopriva talvolta.... non si sapeva che cosa, nei muri, per terra, per aria: si arrestava incantata a mirare con gli occhi chiari, ilari, parlanti; la faccia cotta dal fuoco le si allargava in un sorriso di beatitudine, che destava una certa invidia mista di costernazione pure in coloro che la commiseravano.

Che vedeva? Perchè sorrideva così?

Certi suoi atti, certe sue espressioni erano veramente da povera mentecatta; ma a quando a quando faceva anche stupire o divinando cose lontane o dimostrando innegabilmente di vedere oltre la vista naturale. Sicchè la gentuccia del vicinato credeva ch’ella fosse in commercio misterioso con le Donne, e qualcuna giurava di aver sentito nelle notti d’inverno più burrascose gridare tra il vento, su dai tetti, il nome di lei:

— Sidora! Sidora!

Le Donne, certo, che venivano a chiamarla, se la portavano via con loro, in ispirito. Non aveva ella in casa un altarino su cui adorava tre spighe secche circondate da sacchettini scarlatti pieni di sale?

— L’animuccia mia ha gli occhi tondi tondi, rossi, vivi vivi; la coda lunga, il becco nero. Nido di rondinella, appeso a un campanile, presso le campane. Sta di casa là, l’animuccia