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tre Porta Nuova. La chiostra dei monti pareva respirasse nel tenero azzurro del cielo, come se quei monti non fossero di dura pietra.

E andando così, senza fretta, Marta pensava alle lezioni da impartire, e dal benessere che sentiva, non solamente le idee sgorgavano spontanee, ma quasi le zampillavan le parole che avrebbe dette, i sorrisi con cui le avrebbe accompagnate. Provava uno stringente bisogno d’essere amata dalle allieve, eppure indugiava in quell’aria fresca della via per goder poi maggiormente del calore di quell’amor riverente delle alunne, nella tiepida stanza della scuola.

Davvero, davvero eran passati i lugubri giorni; la primavera davvero ritornava anche per lei. Non la terra soltanto scoteva le ombre invernali; anch’ella poteva sottrarsi all’incubo delle tristi memorie.

In casa, anche la madre e Maria parevano a Marta contente, e ne gioiva in fondo al cuore, con la coscienza ch’esse eran così per lei. Vivevano tutte e tre l’una per l’altra, schivando ogni ricordo del passato che le riconducesse col pensiero al paese natale, donde una sola immagine cara veniva: quella di Anna Veronica, della quale parlavano spesso, rileggendo le lunghe lettere ch’ella inviava. Così Anna rimaneva ancora la loro unica amica, l’unica compagna in