Pagina:Pirandello - L'Esclusa, 1919.djvu/177


— 163 —

Marta uscì dal collegio come abbagliata di quell’accoglienza cordiale, che riferì poi a Maria, lodando tutto: l’edificio del collegio, il lusso interno, l’ordine che doveva regnarvi. E dopo il primo giorno di scuola tornò a casa raggiante anche dell’accoglienza che le avevano fatta le convittrici dopo la presentazione lusinghiera della direttrice.

Al lieto umore di Marta rispondevano in quei giorni i primi accenni in terra e in cielo della rinascente primavera. L’aria era fredda ancora, frizzante nel mattino, quand’ella si recava al collegio; ma era così limpido il cielo e così puro e saldo quel rigore del tempo, che gli occhi eran felici di guardare e il seno d’allargarsi in larghi respiri. Pareva che l’anima delle cose, serenata finalmente dalla lieta promessa della stagione, si componesse, obliando, in una concordia arcana, deliziosa.

E quanta serenità, quale freschezza nello spirito, in quei giorni, e che pace interiore! Si ridestava in Marta il lucido e gajo senso che, da bambina, possedeva della vita. Era paga: aveva vinto; sentiva di far bene, e le piaceva di vivere. Oh che brulichìo sommesso avevano le foglie nuove, al levarsi del sole, quand’ella passava sotto gli alberi di Piazza Vittorio innanzi alla Reggia normanna, e poi sotto quelli del corso Calatafimi ol-