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ripetevano poi gli sguardi dei passanti e le vetrine delle botteghe.
Al Collegio Nuovo, intanto, era stata accolta con benevolenza dalla vecchia direttrice, vera signora piena di garbo e di gusto, degna di presiedere a quel regio educandato, ove era accolto il fiore dell’aristocrazia e del censo.
I modi e la figura di Marta attirarono subito l’attenzione della vecchia direttrice, la quale non volle nascondere alla signora Agata il gradimento di avere per maestra “una bella figliuola„ come quella. Tutto nella vita, su la terra, per la vecchia signora linda, curata, abbigliata con squisita eleganza, era fatto per la gioventù e per far sospirare i poveri vecchi. E dicendo ciò sorrideva: ma chi sa da qual fondo d’amarezza affiorava quel sorriso. Da vecchia, ella ormai non era brutta, anche perchè si dimostrava così affabile e buona; ma da giovane non aveva dovuto esser bella. Tanto maggior merito, dunque, per la sua bontà.
Diede a Marta, con quell’amorevolezza semplice che rassicura, notizia del collegio, delle altre insegnanti interne, di tre professori, delle convittrici, dipingendo tutti con parola festevole, facilissima; parlò dell’orario della scuola, parlò un po’ di tutto; e finalmente accordò a Marta quattro giorni di vacanza.