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rivoltata della punizione inflittale immeritamente, si sentiva ormai avvelenata di odio e di bile. Quella lettera le parve un’arma per la vendetta.
Era sapientemente composta: non una anche vaga allusione al passato, che potesse in quel momento urtarla; ma, sotto le amare riflessioni su la vita e su gli uomini, tanta intuizione dello stato d’animo in cui ella si trovava! Meglio, meglio chiudersi in un sogno continuo, sopra le volgarità e le comuni miserie dell’esistenza quotidiana, sopra il giogo livellatore delle leggi a un palmo del fango, rete protettrice dei nani, ostacolo e pastoja a ogni ascensione verso una idealità!
Le diceva d’aver saputo quanto a lei era toccato di soffrire in quegli ultimi tempi e le annunziava il trasferimento e la nomina, per liberarla dal fango che l’attorniava. Si era presa lui, spontaneamente, questa libertà, sicuro d’interpretare un desiderio che ella non gli avrebbe mai manifestato; e la pregava di lasciarlo fare, di concedere almeno che, da lontano, egli si prendesse cura e si ricordasse sempre di lei. Purtroppo, i mezzi che gli si offrivano per manifestare rispettosamente tutto l’animo suo eran meschini e ristretti!
In capo al foglio, ancora qui, latinamente inciso, il motto: nihil - mihi - conscio.