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simando, la scala; innanzi all’uscio prima di sonare, si nascose il volto con le mani.

— È solo? — domandò per prima cosa alla serva, che venne ad aprirle.

— No.... c’è il professor Blandino, — le rispose questa.

— Allora.... aspetto qua?...

— Come vuole.... Intanto, la annunzio.

Poco dopo, il cavalier Claudio Torchiara, scostando con una mano la tenda dell’uscio e rialzandosi con l’altra sul naso le lenti fortissime da miope, che gli rimpicciolivano gli occhi, chiamò:

— Venga avanti, favorisca, signora!

La prese per mano e la condusse innanzi al canapè dello studio.

La signora Agata, inchinando il capo, con un sorriso mesto, sedette in un angolo del canapè.

— Il professor Luca Blandino, — aggiunse il Torchiara, presentandolo.

— Conosco.... conosco.... — interruppe l’uomo calvo e barbuto, porgendo distrattamente la mano alla signora che guardava imbarazzata. — La vedova di Francesco Ajala?... Gran galantuomo, suo marito!

Il Torchiara sospirò, rialzandosi una seconda volta sul naso le lenti legate in grossi cerchietti d’oro. Vi fu un momento di silenzio, durante il quale la signora Agata frenò a stento le lagrime.