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servizio altrui.... io, guarda, a un altro piuttosto scriverei.... a Roma....
— No, Marta! — esclamò Anna, afflitta.
— No.... no.... — si disdisse subito Marta, rovesciandosi di nuovo sul letto, con la faccia affondata nei guanciali. — No.... lo so! lo so!... Morire di fame, piuttosto....
Anna Veronica non seppe dirle più nulla. Carezzò con gli occhi pietosi, sul letto, quel corpo fiorente, scosso dal pianto; con una mano le rassettò sui piedi un lembo della veste che le si era rimboccato su la gamba.
Sospirò e uscì dalla camera.
Nè la signora Agata nè Maria, rivedendola, le domandarono nulla. Tutt’e tre stettero in silenzio un lungo tratto, con gli occhi fissi nel vuoto.
— Se tu andassi dal Torchiara?... — suggerì Anna, alla fine.
La signora Agata la guardò, come per dire:
— A far che?
— È un’ingiustizia, — aggiunse Anna. — Qualche cosa il Torchiara ti dirà.... Anche per sentire.... Potete durar così?
Da due giorni, infatti, Marta non prendeva quasi cibo, buttata lì sul letto, irremovibile.
— Che vuoi che mi dica? — sospirò la signora Agata. — Ormai il posto è dato....