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doveva, dice, esporsi alla malignità della gente, far la maestra, insomma.... N’è sdegnato, avvilito.... Basta, sapete, care mie, che m’ha proposto? Che io induca Marta a rinunziare alle sue idee.... Provvederà lui, dice, ai bisogni vostri; tanto perchè la gente non sparli più.

— E nient’altro? — sospirò a questo punto la signora Agata. — Ah, con un po’ di denaro soltanto, somministrato di furto, come in elemosina, intende di chiudere la bocca alla gente? E domani non si dirà che il denaro ci venga da altra mano? Oh sciocco e vile!

— No! no! — riprese Anna. — Non dir così.... È innamorato, credi a me.... Ma c’è quel cane giudeo del padre, capisci? e finchè c’è lui.... Se Marta intanto volesse scrivergli un biglietto....

— A chi?

— A lui, al marito! da intenerirlo; una lettera come lei sola sa scriverne.... Questo sarebbe proprio il momento! Tu sai bene, dovrebbe dirgli, quanto ci sia stato di vero.... e ora vedi come son trattata? ciò che si dice di me?... Ah, se volesse scrivergli queste due parole.... Tanto più che me l’ha chiesta lui una risposta.... Che ne dite?

— Marta non lo farà! — disse Maria, scotendo il capo.

— Proviamo! — replicò Anna, — Volete che le parli io? Dov’è?