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In tali condizioni di spirito, una mattina, si recò in casa di Anna Veronica.

Nel vederselo dinanzi, pallido, sconvolto, Anna restò, quasi impaurita.

— Che vuole da me?

— Scusi dell’incomodo.... Stia, stia seduta, prego. Prendo la seggiola da me.

Ma tutte le seggiole erano ingombre di biancheria ammonticchiata, e Anna dovette alzarsi per liberarne una.

— Quanta bella roba.... — fece Rocco, imbarazzato.

— Della baronessa Troisi.

— Per la figlia?

Anna accennò di sì col capo, e Rocco trasse un sospiro, contraendo la fronte e infoscandosi. Si ricordò dei preparativi delle sue nozze, del corredo di Marta.

— Ecco la seggiola, — gli disse Anna, con impacciata premura.

Rocco sedette, cupo. Non sapeva da qual parte intraprendere il discorso. Restò un momento con le ciglia aggrottate, gli occhi bassi, insaccato ne le spalle, come in attesa di qualche cosa che dovesse cascargli addosso. Anna Veronica, ancor presa dallo stupore, lo spiava in volto acutamente.

— Lei.... già saprà.... m’immagino, — cominciò

Pirandello. Esclusa. 9