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dall’ammirazione espansiva, con la testa e con le mani.

— Nessuno, ancora? — domandò Marta, un po’ imbarazzata, sorridendo benevolmente alla vecchia.

— Nessuno! — rispose questa. — Lei sempre a un modo, la prima.... Si rammenta quand’era piccina così e, ogni santa mattina, bum! bum! bum! calci al portone.... Gesù mio, era quasi bujo.... Si rammenta?

Ah, sì! Marta sorrideva.... Ah, i bei ricordi!

— Vogliono entrare in sala? — riprese la vecchia.

— La signora sarà stanca....

E, guardando la signora Agata in volto, sospirò, tentennando il capo:

— Povero signor Francesco! Che pena.... Non ne vengono più al mondo galantuomini come quello, signora mia! Basta. Il Signore benedetto l’abbia in gloria! Credo che l’uscio della sala d’aspetto sia ancora chiuso. Abbiano pazienza un tantino, vado a prendere la chiave.

— Buona donna! — fece a Marta la signora Agata, grata dell’accoglienza rispettosa.

Dopo un minuto la vecchia portinaja tornò di corsa dicendo:

— Anche mia figlia Eufemia dà oggi gli esami con lei, signorina Marta!

— Eufemia? Sì? Come sta?